venerdì 30 novembre 2012

Per le vie di Istanbul (Orhan Pamuk)

Le frasi più belle della letteratura #6:

Levni, Giovane danzatrice, 1710
"Non so se ho camminato sentendo il dolce suono di un liuto o la confusione - che chiamo ricordi e desideri - mi ha indicato una via d'uscita, ma non sopportavo più quell'angoscioso venditore di sottaceti. So solo che se ami una città, la giri molto e dopo anni la tua anima e il tuo corpo arrivano a conoscerla bene, in un momento di tristezza, mentre la neve cade mesta in fiocchi leggeri, le gambe ti portano spontaneamente su una collina che ti è cara.
Così, lasciando il mercato dei Maniscalchi, subito dopo la moschea di Solimano il Magnifico, guardai la neve che cadeva sul Corno d'Oro, i tetti esposti a Nord e gli angoli delle cupole battuti dalla tramontana ne erano già coperti. Le vele di una nave che entrava in città mi salutavano mentre venivano ammainate, erano dello stesso color piombo della superfice del Corno d'Oro. I cipressi e i platani, la vista dei tetti, la tristezza del pomeriggio, le voci che venivano dal quartiere lì sotto, le grida dei venditori e le urla dei bambini che giocavano nel cortile della moschea mi confermavano che d'ora in poi non avrei potuto vivere in un altro luogo. Per un attimo credetti che mi sarebbe apparso davanti agli occhi il viso del mio amore ormai dimenticato da anni.
Scesi giù per il pendio. Mi mescolai alla folla."

da 'Il mio nome è rosso', Orhan Pamuk

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