"Non so se ho camminato sentendo il dolce suono di un liuto o la confusione - che chiamo ricordi e desideri - mi ha indicato una via d'uscita, ma non sopportavo più quell'angoscioso venditore di sottaceti. So solo che se ami una città, la giri molto e dopo anni la tua anima e il tuo corpo arrivano a conoscerla bene, in un momento di tristezza, mentre la neve cade mesta in fiocchi leggeri, le gambe ti portano spontaneamente su una collina che ti è cara.
Così, lasciando il mercato dei Maniscalchi, subito dopo la moschea di Solimano il Magnifico, guardai la neve che cadeva sul Corno d'Oro, i tetti esposti a Nord e gli angoli delle cupole battuti dalla tramontana ne erano già coperti. Le vele di una nave che entrava in città mi salutavano mentre venivano ammainate, erano dello stesso color piombo della superfice del Corno d'Oro. I cipressi e i platani, la vista dei tetti, la tristezza del pomeriggio, le voci che venivano dal quartiere lì sotto, le grida dei venditori e le urla dei bambini che giocavano nel cortile della moschea mi confermavano che d'ora in poi non avrei potuto vivere in un altro luogo. Per un attimo credetti che mi sarebbe apparso davanti agli occhi il viso del mio amore ormai dimenticato da anni.
Scesi giù per il pendio. Mi mescolai alla folla."
"Nel corso di un viaggio, durante la traversata di questo oceano, tardi nella notte, qualcuno era morto. Non ricorda più se successe in quello o in un altro viaggio. [...] E un'altra volta, ancora in quel viaggio, durante la traversata di quello stesso oceano, anche quella volta era già notte, nel salone del ponte principale, l'esplosione di un valzer di Chopin che lei conosceva in modo segreto e intimo, perchè per mesi aveva tentato di impararlo e non era mai riuscita a suonarlo bene, mai, tanto che poi sua madre le aveva permesso di non studiare più il pianoforte. Quella notte, perduta tra tante e tante notti, la ragazza, di questo era certa, l'aveva trascorsa su quella nave e c'era quando ciò era successo, quando era esplosa la musica di Chopin sotto il cielo luminescente. Non c'era un alito di vento e la musica si era propagata per tutto il piroscafo buio, come un'ingiunzione del cielo, chi sa per che cosa, come un ordine divino dall'ignoto significato. E la ragazza si era alzata come per andare a uccidersi a sua volta, a buttarsi a sua volta in mare e poi aveva pianto, perchè aveva pensato all'uomo di Cholen e tutto a un tratto non era più sicura di non averlo amato, solo che quell'amore non l'aveva visto perchè si era perso nella storia come acqua nella sabbia e lei lo ritrovava soltanto ora, nell'istante della musica sul mare."
«Chi ha scorto l'universo, non può pensare a un uomo, alle sue meschine gioie o sventure, anche se quell'uomo è lui. Non gl'importa la sorte di quell'altro, non gli importa la sua azione, poiché egli ora è nessuno.» da 'La scrittura del dio', in 'Aleph', Jorge Luis Borges
«Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non
sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate
ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che
amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito
parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la
propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di
religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni
cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e
distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia
innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed
esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni
"superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella
storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di
polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco
in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e
imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i
signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà
senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli
abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto
frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda,
quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra
immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione
privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di
luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande,
avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità,
non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra
parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non
c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie
possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le
nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e
che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della
follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro
minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di
occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere
il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto.» da 'Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space', Carl Sagan