lunedì 6 agosto 2012

Archeologia internettiana: Geocities vive ancora

Internet è un'invenzione giovane, ma la sua vita, tutto sommato, si può dire già lunga, data la quantità inimmaginabile di informazioni che ha accumulato e che "crea", grazie all'interazione degli internauti.

Qualunque newsgroup, qualunque forum, perfino qualunque chat è una moderna agorà e filosofi sconosciuti, mentre state leggendo questo blog, in questo istante, stanno chattando, discutendo dell'immanenza o della trascendenza di Dio, della ragione o della fede, e di tutte le altre possibili argomentazioni che la mente umana può analizzare. Perfino chiacchierano del niente.

xkcd mascherato da Geocities - Fonte: Mashable
Per quanto mi riguarda, internauta della second'ora, ma abbastanza "anziano" per ricordare il web primordiale, Internet è un errore 404 navigando in una pagina del celeberrimo Geocities. Chi non sa cos'è Geocities, legga la voce corrispondente sulla Wikipedia. Io posso solo dirvi che era una miniera di siti personali, lontanissimi dall'asettica bellezza delle moderne costruzioni del webdesign, ma così pieni di piccoli dettagli, di errori grossolani d'impaginazione, di inguardabili gif animate, di sempiterni Under construction, eppure così vivi, vissuti, ricchi di storia e passioni personali degli utenti, da risultare un panorama familiare a tutti e davvero affascinante.

Ma perchè ne sto parlando? Il motivo è semplice. Oggi, mentre cercavo il testo di un brano dei Semisonic, imbattendomi invece in uno omonimo di Tom Waits (Closing time, per la cronaca), mi sono ritrovato come per magia in questo sito che non c'è più. Geocities, infatti, fu chiuso nel 1999, dopo essere finito nella galassia Yahoo!. Ma poichè ciò che si è tanto amato, è difficile da lasciare morire senza un tentativo di salvataggio, sparuti gruppi di appassionati come me lo hanno backupato in siti clone, a eterna memoria della sua gloria. E oggi, grazie a Reocities, uno di questi siti clone, ho potuto ritrovarmi improvvisamente nel passato, ai primordi di internet. 

Davvero una bella emozione, nonchè un bel caso di archeologia internettiana, come si dirà un giorno.

L'unica cosa di cui sono dispiaciuto, è che io non ho mai avuto un account su Geocities, avendo optato per Xoom, piattaforma analoga, allora in voga, per cui non vi è più traccia del mio primo sito personale. 

Prima di chiudere il post, giacchè ne ho parlato e poichè il titolo mi sembra piuttosto eloquente ed azzeccato, parlando di un sito chiuso, ecco il video di Closing time dei Semisonic (per i più sofisticati, qui trovate l'omonima di Tom Waits):



Link correlati:
- La pagina di Reocities che ho visitato per caso

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