Le frasi più belle della letteratura
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Jane March e Tony Leung nel film L'amante, 1992,
per la regia di Jean Jacques Annaud |
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"Deve essere rimasto molto tempo senza riuscire a stare con
lei, senza poterle dare l’erede del patrimoni. Il ricordo della ragazza bianca,
il suo corpo, doveva essere lì, sdraiato attraverso il letto. A lungo lei deve
essere rimasta la padrona del suo desiderio, ciò che per lui significava
emozione, immensità della tenerezza, cupa e terribile profondità della carne. Poi
è arrivato il giorno in cui il desiderio della fanciulla bianca si era fatto
così forte, così incontenibile da fargli apparire la sua immagine come in una
vampata di febbre, tanto da penetrare l’altra donna di quel desiderio di lei,
della fanciulla
bianca. Aveva dovuto
ritrovarsi dentro quella donna mentendo, e mentendo fare ciò che le famiglie,
il Cielo, gli antenati del nord aspettavano da lui, l’erede del nome.
Forse l’altra conosceva l’esistenza della fanciulla bianca. Aveva
cameriere nate a Sadec che sapevano la storia e forse avevano parlato. Non doveva
ignorare quella pena.
[…] Anni e anni, dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli,
i divorzi, i libri, era venuto a Parigi con la moglie. Le aveva telefonato.
Sono io. Lei l’aveva riconosciuto alla voce. Le aveva detto: volevo solo
sentire la tua voce. Lei aveva detto, ciao, sono io. Era intimidito, aveva
paura come prima, la voce improvvisamente gli tremava e in quel tremito,
improvvisamente, lei aveva ritrovato l’accento cinese. Lui sapeva che lei aveva
cominciato a scrivere libri, l’aveva saputo dalla madre incontrata a Saigon.
Sapeva anche del fratello piccolo, disse che ne aveva sofferto pensando a lei.
E poi sembrava che non avesse altro da dire. Ma poi glielo aveva detto. Le aveva
detto che era come prima, che l’amava ancora, che non avrebbe potuto mai
smettere d’amarla, che l’avrebbe amata fino alla morte."
da 'L'amante', Marguerite Duras
Traduzione di Leonella Prato Caruso per Feltrinelli